OLIO SU TELA resilienze Olio su tela Alberi Rossi Un albero caduto, come un compagno, un amico, un ricordo. La sua corteccia cremisi contrasta con il verde del bosco e brilla vivace come una gemma. Non scomparirà, rimarrà per sempre nella foresta, intoccato da anima alcuna. una roulotte celeste in un paesaggio particolare di montagna dagli alberi rossi. Così lontano, lontano in un mondo remoto, una piccola casa mobile sperduta chissà dove! Olio su tela Fila di alberi dal colore carminio, spuntano come coralli, ancorati al freddo suolo invernale, ricoperto da candida neve. Un rosso rubino, un topazio blu del colore del cielo, un quarzo citrino e uno bianco completano la tela. Tra queste strutture silenti del colore del sangue. Così intravedono delle piccole e accoglienti casette. Così tutto immerso in un paesaggio invernale cassaghese, dove il tempo sembra essersi fermato. Tutto immerso in un paesaggio invernale cassaghese, dove il tempo sembra essersi fermato. Riemergeranno così lentamente durante il disgelo, rivelando la loro vera natura. Olio su tela Fila di alberi dal colore carminio, dove spuntano come coralli, ancorati al freddo suolo invernale, ricoperto da candida neve. Così un rosso rubino, un topazio blu del colore del cielo. Come un quarzo citrino e un quasi bianco completano la tela. nel profondo del bosco Nel profondo del bosco luogo simbolico e di smarrimento del sé. Comunque non ci sono le regole dell’uomo, c’è un diverso equilibrio, selvaggio e non sempre comprensibile, dove si avverte la percezione con il tutto. foresta fin dall’antichità luogo simbolico e di smarrimento del sé. Comunque non ci sono le regole dell’uomo, c’è un diverso equilibrio, selvaggio e non sempre comprensibile, dove si avverte la percezione con il tutto. Nel profondo del bosco La casa nel bosco, tra i verdi pini si staglia misteriosa. Chi ci vive? Quanto tempo è passato? Domande alle quali nessuno può rispondere. Quel sole che arde rossastro di Jung. Tributo al libro rosso: “Il libro rosso”, noto anche bome “Liber novus” è l’opera madre di tutta la produzione di Jung, scritta tra il 1913 e il 1930, ma pubblicata postuma solo nel 2009. Jung iniziò a lavorare al “Il libro rosso” a seguito della crisi epistemologica che attraversò dopo la pubblicazione di La libido: simboli e trasformazioni e alla rottura che ne derivò con Freud. Di contenuto autobiografico, il testo è un repertorio di sogni, visioni, epopee dell’inconscio e presenta numerose immagini fantasmatiche, costituisce un esempio di quello che Jung stesso definirà in seguito “immaginazione attiva”, pratica che Carl Gustav Jung teorizzò come strumento di scoperta ed analisi dell’inconscio. “Gli anni più importanti della mia vita furono quelli in cui inseguivo le mie immagini interiori. A essi va fatto risalire tutto il resto. Tutto cominciò allora, e poco hanno aggiunto i dettagli posteriori. La mia vita intera è consistita nell’elaborazione di quanto era scaturito dall’inconscio, sommergendomi come una corrente enigmatica e minacciando di travolgermi. Una sola esistenza non sarebbe bastata per dare forma a quella materia prima. Tutta la mia opera successiva non è stata altro che classificazione estrinseca, formulazione scientifica e integrazione nella vita. Ma l’inizio numinoso che conteneva ogni altra cosa si diede allora.“ Nel profondo del bosco Nel profondo del bosco riflessi e specchi d'acqua Olio su tela – I cerchi magici ci attirano in un ipnosi infinita con l’io, sembrano ispirandoci a riflessioni interiori profonde, fluide mai banali. RIFLESSI E SPECCHI D’ACQUA Olio su tela Al mattino, luci sull’acqua chiara e limpida di uno stagno, così come un amente sgombra e libera salta da un pensiero all’altro, come una rana fa sulle rosee ninfee sognanti. Olio su tela Ninfee, schizzi, pesci rossi, carpe, rane in un connubio come riflessi e tranquillità lacustre. Olio su tela Ninfee, schizzi, pesci rossi, carpe, così rane in un connubio di riflessi e tranquillità lacustre. Ninfee, schizzi, comunque pesci rossi, carpe, come rane in un connubio di riflessi e tranquillità lacustre. Una rana dorata sembra sta per saltare. Un pese rosso come in un guizzo fugace e dorato. Insieme di tre ninfee soprattutto acquatiche rosee. abitare il lago abitare la giungla il cammino della vita Il cammino della vita Una roulotte celeste, aperta. La luce del mattino si staglia tra le fronde degli abeti verdeggianti. Qui è l’inizio, l’inizio di un cammino di qualcosa di nuovo, un nuova avventura, un viaggi verso l’infinito. Unico presagio il corvo, saggezza o avvertimento. il cammino della vita La seconda tappa. L’ardente sul cammino, un albero rosso sangue, cremisi che ci indica un sentiero. Ripido e scosceso sta a noi affrontarlo. Cosa ci ricorda? Che strada prendere? La decisione da compiere, la scelta. Il riferimento va al passo dell’Esodo: Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. Terzo – uno spiraglio, un possibile arrivo tra il finito, il passato, la certezza, quello che è già stato fatto e percorso e quello che deve ancora accadere, un sentimento romantico e immortale… L’ultima tappa, l’arrivo a quella strana cupola dominante sul tutto, con quella croce ferrea e rugginosa. Due individui come statue eterne, uniti anche oltre la morte, nell’immensità infinta del tempo e dello spazio. microcosmi del quotidiano Microcosmi del quotidiano – Dei bizzarri personaggi aspettano il tram la sera, così da tornare a casa, in una strada della frenetica città milanese. Liberamente ispirato alla canzone di Jannacci. La luna è una lampadina Attaccata sul plafone E le stelle sembrano limoni tirati nell’acqua E io son qui, Lina, sul marciapiede Che cammino avanti e indietro E mi fanno male i piedi, Lina! La luna l’è ona lampadina tacata in sul plafun E i stell paren limon traa in dell’acqua E mi sont chi, ‘nsul marciapee Che cammini avanti e indreé, Lina E me fann mal i pee, Lina! Perché occhio ai birri sulla destra! Così si apre una Caorle la sera, con la luna pallida nel cielo e una piazza illuminata. Pierrot sul lungo lago, la sua fissità, la sua malinconia, ci trasportano in un luogo lontano, impalpabile, intimo e indefinito. Strani personaggi antropomorfi dibattono in strada, nel quartiere del paese. Un topo, un gatto , una donna lepre con il piccolo leprotto. Perché c’è un asino attonito che ha fatto spesa? Chi è il vecchio tasso seduto sullo sfondo, in atteggiamento pensoso e cosa racconta il grillo? Un altro capitolo dei Microcosmi del quotidiano Il sentiero è segnalato dalla scia argentea della grossa chiocciola, alberi argenti allietano l’atmosfera del caseggiato cittadino, in uno splendido cielo madras. é ora di risveglio con una buona e vivace pioggia di caffè. A causa della tempesta non si può uscire se non bevendo tutto il caffè! Alberi di rame, cielo madras azzurro e frutta cotta Tempera, tempera e tempera che piove così incessantemente sulla ridente città di Innsbruck. Tempera, tempera e tempera che piove così incessantemente sulla ridente cittadina. scorci rurali Due alberi dalle figure umane si guardano carichi di odio e disprezzo, in pose corrucciate e sgarbate, metafore dell’astio di vecchi risentimenti sepolti sotto le loro radici? Un gelso isolato, sperduto negli infiniti campi spogli invernali. Deriva il suo nome attuale dall’originario Suzanore, a causa della registrazione negli atti di appartenenza al monastero di San Pietro a Civate (1162). Nel corso dei secoli la sua proprietà è passata dapprima alle Monache di Cremella e ai conti Nava, poi però ai conti Lurani e Sirtori ed infine all’ingegner Pedroli. Oggi l’edificio principale appare come un fabbricato a U, con accesso tramite un androne passante disassato, affiancato da alcuni rustici neogotici con finestre archiacute ed intonaco decorato a vivace policromia. Tutto fa pensare che questa villa sia stata certamente utilizzata come residenza padronale, ma che le sue strutture fossero anche in relazione con il lavoro agricolo svolto nella proprietà. Episodio di riferimento – Esodo. Mistero e magia di un paesaggio remoto, in nessun luogo e in nessun tempo. Un mondo incantato, forse un sogno dell’artista, un illusione primigenia, un imponderabilità del tutto in un paesaggio vacuo con gocce dorate e sei cipressi neri. Dei bambini giocano su di un ampia distesa innevata, memorie di tempi felici e spensierati d’infanzia Notte o giorno, reale o fantasia, chi può dirlo? C’era una volta una vecchia cascina di campagna, dietro la quale si trovava una misteriosa foresta scura… sogni esotici Sogni esotici – Un hotel esotico recante una scintillante scritta da vacanza: “Alborada”. Vecchia casa alla Hitchcock, un sogno della California degli anni ’60. Nella primavera del 1967 San Francisco diventa protagonista di un vero e proprio fenomeno mediatico: la città viene presentata alla radio e in televisione come simbolo di un nuovo movimento di controcultura e protesta, di un rinnovamento spirituale e della nuova rivoluzione musicale. Un sempre crescente numero di giovani invade il quartiere di Haight-Ashbury, mettendo in allarme le autorità e i governatori locali determinati a fermare il flusso di pellegrinaggio. Il 5 aprile i leader della comunità hippy, durante la loro prima conferenza stampa, annunciarono la formazione del consiglio della Summer of Love. I membri del consiglio, tra cui figuravano il San Francisco Oracle e i Diggers, invocarono il nome del santo da cui la città di San Francisco prende il nome e chiesero alla città di dare il benvenuto all’ineludibile corrente di giovani che nel periodo estivo avrebbe raggiunto la città. Un sogno dell’Africa lontana, un venditore nero dispone le tessere di un mosaico di colori del suo paese, creando così il paesaggio esotico. Chissà da dove viene quel uomo, da che paese dell’Africa, da che luogo esotico proviene la sua ricca merce, così il paesaggio rurale alle sue spalle. Però occorre conoscere la tribù prima di tutto! Uh i miei sogni raminghi di paesi lontani e mai visitati, la possibilità del remoto, dell’esotico e dell’esplorativo però sempre soganto, sempre anelato, fino all’ultimo. Un paradiso incontaminato, gente diversa e sorridente, colori, odori e suoni di un oasi stravagante e mai noiosa come le metroploi girigie. women Women – Il gineceo, luogo della casa greca destinato a sole donne, diviso da quello maschile. La giovane donna colta sul momento della fuga è come paralizzata da quella incombente figura mostruosa. é li che si staglia minacciosa alla sua destra, occupa un terzo della tela. Gli occhi pieni di terrore sono spalancati di fronte a quella visione infernale, il padrone di casa non sarà disposto a lasciarla andare facilmente, la libertà ha un prezzo, tutto ha un prezzo. L’atmosfera è immersa in un clima freddo e ostile, l’unica speranza si trova oltre quella porta, avrà il coraggio di oltrepassala la giovane fanciulla? Women – Un appartamento moderno davanti ai nostri occhi. Una sedia di velluto bianco su un tappeto roseo di pelo d’orso polare. Al centro un armadio aperto con ripugnanti figure oscure barbute. Minacciose e cattive sembrano fissare ovunque tormentando il sonno della povera fanciulla sul letto. La paralisi del sonno, un notte in bianco. Non c’è pace in questo scenario moderno, finto. Unica speranza è l’albero che intravediamo sullo sfondo. Libertà, grazia, saggezza, purezza o solamente una nostalgia perduta e cristallizzata in un gelido inverno. Il gineceo, luogo della casa greca destinato a sole donne, diviso da quello maschile. Un Passaggio nel bosco, mistero e perdizione, per trovarsi occorre prima di tutto perderesi. Cimentandosi in una nuova sfida questa donzella dal vestito scaraltto incarna il coraggio famminile che risede come un angelo maledetto nel suo IO. Così si fa vece del suo nome, della sua natura e affronta i suoi più grandi incubi e risentimenti. Il tutto condito da scuri alberio minacciosi però vegliati da figure ancestrali. Quel albero da biondo manto che cosa nasconderà alle spalle? Una nuova speranza, un fardello ulteriore o una nuova vita.